Lavoratori postmoderni | Confessioni reali di un’irreale sconosciuta

Di rabbia per la classe dirigente, muta e cieca, di tenerezza per la categoria degli invisibili, di ammirazione per quell’Italia creativa di lavoratori creativi, e di scrittura. Senza menzogna: a quasi 2 anni dalla nascita dei Reportage sulla vita interiore dei Lavoratori, a 7 mesi dalla nascita delle Interviste, faccio il punto su quello che ho visto e vedo, ho scritto e non ho scritto sul mondo del Lavoro


Non è un orario utile per condividere, lo so. Qualche giorno fa però, sempre qui su AstrOccupati, stavo per pubblicare uno di quegli articoli che dal popolo del web vengono definiti “contenuti utili”. Credimi, era un articolo come non ne avevo mai scritti prima: passaggi concettuali fluidi, snello, ricco di liste e consigli pratici, differenti da quelli che solitamente pubblico alla fine di ogni Intervista. Qualche bella fotografia, due citazioni, una frase ad effetto. Un link ad un articolo incoraggiante, un link ad un video esaltante, stavo facendo il punto su cosa, grazie al blog, ho ascoltato, visto, vissuto e scritto sul mondo del lavoro. Era un articolo diritto, pieno di speranza, luminoso, le mie parole avevano persuaso anche me. Poi, nell’ultima fase del riediting, ho letto questa parola qui, e l’avevo scritta io, in mezzo al resto: spine. Senza una logica precisa ho spento il pc, ho fatto qualche telefonata e sono uscita, ero parecchio turbata. In questi giorni, sempre sulla tematica del lavoro, come per verificare qualcosa-ma-non-sapevo-cosa, ho ascoltato chi dovevo, ho parlato con chi volevo, ho vissuto la mia di esperienza di lavoro (e che non raccomando nemmeno al mio peggior nemico), e ho visto cose che volevo e cose che non avrei voluto, la protagonista non ero io. Mi hanno spezzata. Mi spezzano tuttora. Oggi, ripensando a tutto l’accaduto, ho riletto quell’articolo e l’ho cestinato immediatamente. Perché mi stavo tradendo. Perché stavo per mentirti, e mi dispiace.

Stavo per mentirti perché la mia lista di consigli per il lavoro era senza ombre, senza violenza, senza castigo, senza dolore, senza quell’ombra, violenza, castigo e dolore che invece ci aggrediscono, continuamente. Aggrediscono me, aggrediscono molte delle persone che amo, tante delle persone che conosco, troppe delle persone che mi scrivono dopo aver letto qualcosa su questo blog. Poi era una lista di luce, ma irreale: tutto era vivo e bello, ma com’è vivo e bello ciò che manca di tenacia, di determinazione, di quel piglio irriverente e rivoluzionario, dinamico, che invece oggi è proprio necessario per fare luce, “spingere” se stessi, cercare un lavoro o lottare per il proprio progetto di lavoro. Era vivo e bello ma com’è vivo e bello ciò che è senza ostacoli, e invece noi gli ostacoli li conosciamo a memoria.

Stavo per mentirti e per tradirmi perché lì non c’era niente della mia relazione con la scrittura, di come la scrittura, in me, interagisce con un certo orizzonte di verità, di giustizia civile, di smascheramento e tenerezza. Come spiego qui, su questo blog ho intenzione di raccontare e scrivere la realtà che vivo e vedo con il “reportage narrativo” perché “viviamo in un mondo in cui prevalgono narrazioni funzionali, descrizioni della realtà dove le emozioni appaiono e si rincorrono per essere in qualche modo funzionanti, stop. Poi poco importa se quelle emozioni sono verità, finestre, o vuoti e bugie slegate alla vita: basta che funzionino, giusto?”.  Sono contenta di non aver pubblicato quell’articolo perché lì scrivevo senza la mia consueta vergogna. La scrittura invece, qui e sempre per me, coincide con l’incompiuto, con l’inafferrabile, col divenire continuo, con la finitezza. Con la vergogna – la vergogna sempre, soprattutto. Si scrive, si pubblica, ed ecco che arriva lo spaesamento, e l’unica certezza è che ciò che abbiamo scritto è un balbettio, un suono stonato che ci somiglia. Si tenta, si prova, e la certezza di aver tentato deve bastare: saper scrivere è impossibile.

Ma stavo per mentirti soprattutto per una cosa: in quell’articolo non c’era nulla della nostra rabbia per le bugie, la mia e la tua, la mia e quella delle persone che amo e che sono imbrigliate per colpa del Lavoro, non c’era niente delle informazioni reali sul mondo reale dei lavoratori reali, quelle che ci fanno arrabbiare, rabbia che a due anni dalla nascita del progetto di questo blog io riconfermo – riconfermo con I FATTI (miei, tuoi, delle persone che amo e delle persone che ho conosciuto grazie al blog AstrOccupati) – e che rivolgo:

  • A CHI ha il ruolo per indignarsi e non si indigna: vergognati.
  • A chi ha il potere per ascoltare e non ascolta: vergognati.
  • A chi ha gli strumenti per fornire risposte concrete a domande semplici e invece resta muto, per esempio alcune Agenzie del lavoro (come faccio io disoccupato a reinventarmi? Come faccio io precario a resistere? Come si stanno muovendo gli altri? Cosa fanno? Come fanno? Come vive lui che è disoccupato come me? Che fa, e come affronta la cosa? Come si muove lui che è precario come me? Come cerca lavoro?): vergognatevi.
  • A chi ha l’autorità per cambiare le regole e invece le lascia immutate (tasse troppo alte per le piccole e medie imprese, discriminazioni, ad es. l’età): vergognati.
  • A chi ha l’autorità per creare delle leggi che “accompagnino” il cambiamento in atto nel mondo del Lavoro (la fine del celebre “posto” di lavoro) e poi non favorisce né la libera professione né la piccola e media impresa: vergognati.
  • A chi ha le informazioni per orientare (Agenzie del Lavoro, orientatori e consulenti, HR), sostenere un progetto e la “Persona”, e invece la ammutolisce discriminandola per l’età o il settore di provenienza: vergognatevi.
  • A chi si approfitta delle persone, le sfrutta o non le retribuisce: vergognati.
  • A chi si approfitta degli imprenditori, dei freelance: vergognati.
  • A chi lavora ai piani alti della Politica che non vede e non sostiene con una corretta ed onesta legislazione né l’Italia creativa né l’Italia invisibile: vergognati.

Italia, 3 volti: l’agonizzante, la creativa, l’invisibile

Si parla spesso di un’Italia “in crisi”. Come accenno nel Progetto di questo blog, la vera Italia immobile e agonizzante, e lo riconfermo, è l’Italia dei politici, che sono ciechi e non vedono i due Paesi vivi e vegeti, vivi e creativi, vivi e soli, non li sostengono. Se ne infischiano. L’Italia agonizzante dei politici e di alcune, molte, Agenzie del Lavoro non compie il suo dovere. Ecco quale Italia non viene sostenuta: 

  • L’Italia sveglia e creativa, quella che è in piedi già da un pezzo, e che festeggia l’agonia del cartellino da timbrare e l’apparizione di una nuova utopia del lavoro come l’inizio di un momento nuovo in cui le competenze si muovono insieme ai treni e alle idee grazie all’immaginazione, alla tenacia dirompente, alla ricerca, alla voglia di mettersi in gioco. Quel Paese aperto e visionario, il paese dei tenaci, lavoratori accesi, coraggiosi, festosi e liberi, che hanno deciso di smettere di vergognarsi e di nascondersi, di aggirare il lamento stando nel Presente, e sfidando i pregiudizi e le discriminazioni sull’età, sulla formazione, sulla mancanza di esperienza, hanno ricominciato e ricominciano a studiare, ad acquisire nuove competenze o ad approfondire le nuove direzioni di quelle che possiede già: cambiano lavoro, ne fanno cento ma non mollano mai il loro obiettivo, cambiano città, Paese, corrono su treni, aerei, autobus, avviano attività, cercano e condividono soluzioni, si inventano una doppia vita, un sogno doppiosi slanciano come freelance costruendo la propria professionalità contro ogni regola che schiaccia, svilisce, fa a pezzi tutto di sé – proviamo a non arrenderci noi, ma abbiamo mille difficoltà [Leggete qui cosa fanno e come lo fanno il Lavoro, questi Lavoratori tenaci che ho incontrato].
  • L’Italia invisibile di chi naufraga, il Paese di chi, nonostante la tenacia e i passi, viene comunque schiacciato, comunque svilito. Lasciato in un angolo, fatto a pezzi. Chi è completamente solo, con le sue domande, i suoi dubbi, i suoi problemi di soldi, di bollette, di mutui, di tasse. I perduti, i deragliati, i pazzi, quelli col cappio alla gola – proviamo a non arrenderci noi, ma non è facile [Leggete qui i Reportage. Molte delle storie sono vere, ma sono “coperte” da pseudonimi].

I celebri consigli

Niente menzogne: consigli da liste facili io non ne ho. E a chi ha preso questo articolo per una lagna, pazienza. Sappia, comunque, che non era proprio mia intenzione. Il cappio alla gola che vedo non è irreale o reale solamente “detto”, ma è reale-reale, reale e basta. Reale, e punto. Certe volte uno è stufo e si lagna, altre volte invece, come oggi, come qui, ha e vede solo un sacco di problemi concreti, e scalcia, cade, si alza e urla, sbatte i pugni a destra e a sinistra, e sai poi cos’è? È che ha solo tanta voglia di vivere, e di cambiare il mondo.

I “consigli” sono le persone che incontro e che vedo lavorare come pazzi, le persone che incontri tu e che vedi lavorare come pazzi, e tutto quello che vedo e capisco io lo scrivo qui, nelle Storie e nelle Interviste di questo blog, lo condivido. Con te. Imparare dagli altri, ecco, questa è l’unica cosa sensata che mi viene da dire. Assieme a quest’altra: che non bisogna smettere di indignarsi, non bisogna smettere di arrabbiarsi, non bisogna smettere di chiedere, di fare domande, di formarsi, ascoltare, informarsi, inventarsi una possibilità, poi un’altra, cadere ma cadere bene, inventarsi un altro progetto, rompere le scatole ma romperle per bene, inventarsi una risposta. Cercare di non arrendersi, di non perdere quel senso di urgenza che ci fa sentire vivi, e quando proprio non ce la si fa: insorgere. Parlare. Chiedere aiuto. Sempre: non siamo solo ciò che facciamo. Non siamo il nostro lavoro: bisognerebbe ripeterselo ogni giorno come un mantra.

Marinaio con la mia piccola barca io e tu con la tua: non facciamola affondare. Piuttosto, incontriamoci. Parliamone. Parliamo

AstrOReporter: Valentina Chiefa


Le Interviste sono nate per far circuitare idee e suggerimenti: scrivimi su astroccupati@gmail.com
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4 pensieri su “Lavoratori postmoderni | Confessioni reali di un’irreale sconosciuta

  1. Non è una lagna, assolutamente. Come avrai capito anche da Twitter, questo articolo mi ha emozionata tanto, tutto quello che hai detto mi ha toccata nel cuore e mi ha portata ad una grande riflessione: è proprio vero che questo mondo riesce a inglobare, a deviare, a modificare… si corre sempre, tanto, troppo e questo tende a farci diventare un ingranaggio tra tanti nel meccanismo globale del mondo. Spesso però, è giusto, bello e motivante, fermarsi un secondo a ritrovare se stessi, i propri valori, le proprie convinzioni e lottare per esse.

    Bisogna continuare ad avere speranza, tenacia e forza di volontà per rimanere se stessi, chiari, sinceri e puri in quello che si ama davvero fare e nella propria passione: La scrittura.

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    • Grazie Desirée. Davvero, grazie, e grazie di cuore. E sai perché? Perché qui, dalle mie parti e dalle parti dei pensieri, astri che si muovono e mi girano intorno, e girano intorno a quelli come me, come te, e ci schiacciano certe volte, impedendoci di vedere bene, vedere meglio, qui, dicevo, le cose non sono sempre facili. Hai ragione, si corre, come hai scritto tutto “sempre, tanto, troppo”. Personalmente, io sono stata “costretta” invece a fermarmi, ma mi rendo conto che se non fosse stato così probabilmente non saremmo qui a scriverci. Perciò forse tutto ha il suo “deve”, il suo corso, la “sua” strada. In ogni caso, che si corra o ci si fermi, dici bene, bisogna imparare a tenere duro, e a non mollare, qualunque cosa accada. Non c’è altra strada. Buona scrittura, allora. Un abbraccio da me e da AstrOccupati.

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